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domenica 30 dicembre 2007

Sogliola nel succo di frutta

tgcom

Hanno bevuto un succo acquistato al supermercato ma vi hanno trovato resti di una sogliola. Così padre e figlia di Montelabbate (PU) sono finiti al pronto soccorso con mal di testa, vomito e dolori. Quindi hanno denunciato il tutto. Il succo di marca Derby è stato ritirato dal supermercato. L'azienda precisa che questo tipo di contaminazione va escluso perché assolutamente incompatibile con le tecnologie di produzione e i controlli usati.

La bottiglia - racconta la ragazza - è stata aperta dal padre che, dice la ragazza: "l'ha trovata perfettamente sigillata e con scadenza nel 2008: ne ha bevuto qualche qualche sorso, riponendola poi in frigo". Successivamente la giovane si è versata due bicchieri e poi ha finito la bibita direttamente dalla bottiglia. A quel punto si èa ccorta che stava per ingoiare qualcosa di solido e ha scoperto i frammenti di pesce.
Padre e figlia - secondo quanto riporta l'agenzia Ansa - si sono quindi recati al supermercato dove era stato comprato il succo di frutta per mostrare la sogliola agli addetti alle vendite. Poi sono andati all'ospedale, spiega la ragazza "perché avevamo mal di testa, vomito e dolori addominali".
I due sono stati sentiti dalla polizia, che ha sequestrato un'altra confezione di succo di ananas per analizzarla. In attesa degli esiti dei test, il supermercato ha rirato l'intera partita dal commercio.

LA POSIZIONE DELLA DERBY
In merito alla notizia, la Derby tiene a precisare come un simile tipo di contaminazione sia da escludersi in quanto assolutamente incompatibile con le tecnologie di produzione e le misure di controllo adottate nei propri stabilimenti. In particolare i succhi di frutta Derby sono confezionati in bottiglie di materiale plastico (PET), che vengono direttamente prodotte in stabilimento e riempite in una camera asettica (nella foto, ndr) senza contatti con l’esterno.
Ciò rende impossibile ogni forma di inquinamento, nella fase di produzione, con corpi estranei di qualsiasi tipo. In questa fase di verifica dell’accaduto dal parte delle Autorità preposte, è pertanto ingiustificato parlare di una contaminazione che appare palesemente infondata.

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